Testimonianze
  1. Fausto: Senti, ci puoi parlare in modo ampio, possibilmente della figura di Don Monari. L’importanza che ha avuto nella formazione dei partigiani e cosa facesse di preciso e come ha influito insomma, un sacerdote, oltre tutto.

Una persona: Ecco, un’altra figura che è difficile poterne parlare. Perché per descrivere la persona è molto difficile. Anche chi non l’ha conosciuta specialmente, chi non ha vissuto con lui. Io ho fatto in tempo a viverci poco perché purtroppo Elio è stato preso a Piandelagotti in un combattimento che io, erano tre o quattro mesi, due o tre mesi che ero su, perciò non ho fatto in tempo a conoscerlo profondamente. Ma per quel po’ di tempo che si è conosciuto come sacerdote, eh! cosa si deve dire? Ha dato la vita, si è immolato, oh! per salvare, non per offendere, per salvare; questo è il capo principale. Perché lo andare ad uccidere un tedesco non è da eroi, da eroe era andare a salvare uno dei tuoi compagni, uno dei tuoi amici, una persona umana: questo è un atto eroico. E Elio ha fatto questo!

  1. Fausto: Ci puoi raccontare?

Una persona: Lui è stato preso proprio a Piandelagotti in un combattimento mentre stava ad andare a soccorrere un ferito dei nostri. Lui è stato preso per quello lì; non è che sia stato preso perché si fosse abbandonato. No! è stato preso mentre soccorreva un nostro ferito.

  1. Fausto: Cosa ne hanno fatto?

Una persona: Beh, raccontarti la storia di Don Elio (Monari) l’è una storia lunga perché noi l’abbiamo seguita dopo dagli eventi, ma conoscere profondamente quello che ha sofferto quell’uomo lì non è possibile.

Una donna: i l’han ciapà viv?

Una persona: Ostrega si l’han ciapà viv! Ma mica solo preso vivo, ma le torture alle quali è stato sottoposto Don Elio. È stato sottoposto a delle torture immense perché non è stato trovato, preso come sbandato, ma lui è stato preso soccorrendo un partigiano! Un prete che soccorre un partigiano.

  1. Fausto: Volevano farlo parlare.

Una persona: Altro ché! l’han torturato proprio per sapere, loro già sapevano che lui faceva parte della organizzazione, era il cervello diciamo delle organizzazioni, perché don Elio, Gorrieri è diventato Comandante dopo che Don Elio Monari è morto. Perché il cervello di tutta l’organizzazione era Don Elio Monari. Non si poteva pensare ad un movimento partigiano cattolico se non si pensava a Don Elio Monari. Lui era il seme che guidava, che cercava di inculcare in ognuno il buon senso per cercare di salvare più possibile vite umane. ED è stato preso in questo combattimento che c’è stato un incontro fra i partigiani della Brigata Italia, allora partigiani senza distinzione, che soccorreva un ferito. È stato preso e poi portato a Barga, a Livorno e da Livorno portato in Toscana (Firenze) e lì l’ha patì le pene dell’inferno. Perché l’han torturato…

Una donna: Po’ i l’han massà lì?

Una persona: È morto sotto tortura. Morto sotto tortura.

Don Silvio: Cuma fat a saverel? Cum iv fatt a saver?

Una persona: Gorrieri era l’unica persona che aveva contatto con i tedeschi. L’era l’unica persona che quando c’era da o scambiare prigionieri, l’era l’unica persona che trattava.

  1. Fausto: E lui ha saputo?

Una persona: E lui ha saputo tutta la trama di Don Elio Monari. È stato il simbolo della resistenza come Don Zeno lo è stato dell’Opera Piccoli Apostoli.

Il partegianesimo è nato nel 43/44

(Archivio di Nomadelfia, Registrazione74041819 P. Fausto, Nino Spelta, don Silvio e Gino Baraldi: INFLUENZA DELL’OPERA P. A. NEL PARTIGIANATO, PAOLO SANGIORGIO, DON ELIO MONARI, VARIE

Mirandola 18 aprile 1974 – ore 19, Conversazione)].