1984: Siamo qui dopo quarant’anni dal suo sacrificio a ricordare don Elio e il suo servizio sacerdotale compiuto con generoso amore per Dio e per i fratelli. Siamo qui per unirci a lui nell’eucarestia. In questo luogo dobbiamo ricordare di don Elio, tutto il bene che ci ha fatto, l’esempio che ci ha dato. Era un uomo di grande pietà e di preghiera. Mi ricordo che quando lo rimproveravano perché diceva la messa troppo lentamente rispondeva nel suo bel dialetto modenese: “Nostr as’gnor quend l’è mort n’gaviva minga presia”, per dire che lui voleva veramente ripetere quello che aveva fatto Gesù sulla croce. Gesù l’ha chiamato veramente a celebrare una crocifissione, una morte e una passione. Sappiamo tutti la sua storia che abbiamo letto sui giornali, ma è stato un uomo di grande sacrificio, di grande amore. Mi ricordo che andando a Roma assieme per prendere i catechismi per i suoi giovani perché imparassero da essi la fede nel Signore faceva un lungo viaggio che è durato 24 ore da Roma a Modena e quando è arrivato a Modena ha preso su la bicicletta per andare a fare un ritiro a Palagano in montagna. Un uomo che viveva sempre così: di sacrifici, di immensi sacrifici per i suoi giovani, per tutti quelli che avevano bisogno. Voi sapete che non si è risparmiato proprio niente nei momenti più difficili quando si rischiava la vita per poter fare del bene quando c’era da salvare dei giovani, quando c’era da salvare dei prigionieri alleati, quando c’era da salvare degli ebrei non si è mai risparmiato, e il suo sacrificio l’ha celebrato proprio quando a Piandelagotti il 5 di luglio è stato preso, catturato, tormentato fino a quando ha dovuto dire: “Non ne posso più”. Quando è arrivato a sant’Anna legato con del filo di ferro lo trattarono brutalmente dicendo che era un bandito vestito da pastore. Noi lo ricordiamo, con i suoi sacrifici e i suoi esempi perché servono anche per noi. A noi vecchi che abbiamo ricevuto tanto bene dal suo esempio e dalle sue parole, a voi giovani che forse avete ricevuto da questa figura un esempio di vita immolata a servizio degli altri (Don Mario Rocchi, registrazione presente nell’archivio Nomadelfia)