Scritti di Don Elio

FRASI DI DON ELIO

  • “Sono tanto contento di poter lavorare tutto e solo per i giovani. Anche questa è una grazia…Spero che in questa strada il Signore mi aiuterà a santificarmi ed a santificare, a dare tante consolazioni al cuore paterno di Vostra Eccellenza” (Lettere all’Arcivescovo C. Boccoleri, Archivio C. Ferrari).
  • “Il desiderio di lasciare l’insegnamento per dedicarmi con tutte le energie alla Gioventù [è un] desiderio tanto grande da sembrarmi voce del Signore” (Lettere all’Arcivescovo C. Boccoleri, Archivio C. Ferrari).
  • Scrive a G. Chiossi: “Sono le quattro e mezza del mattino: mi sono alzato a mezzanotte e sono ancora qui e non riuscirò a far tutto…In compenso ho pregato! Oh come ho pregato!” (Lettere ai giovani di A.C., militari, Archivio Centro Ferrari).
  • Ai suoi ragazzi partiti per il fronte rispondeva per lettera deciso: “Per conservarti puro: prega, prega, prega. Il rimedio è questo solo. Prega la Madonna santa mattina e sera perché ti custodisca puro: sarà più che una mamma per te. Accostati ogni volta che puoi alla santa Comunione: Gesù ti conserverà puro. In tutti i più diversi casi prega per te, prega per gli altri e un pochino anche per il tuo don Elio” (Lettere ai giovani di A.C., militari, Archivio Centro Ferrari).
  • Alla mamma di Emilio suo ragazzo, quando gli portava il cibo: “Dia da mangiare ad Emilio e non abbia paura” (G.P. Feltri, Don Elio Monari, 1953, p. 20).
  • “Che paura avete; non preoccupatevi di me, ma piuttosto di voi, e state attenti; a me pensa il Signore” (C. Bettelli, I preti uccisi, p. 30).
  • “Ci possono schiacciare punto per punto, ma noi non dobbiamo mollare”. (C. Bettelli, I preti uccisi, p. 29).
  • “Cara mamma, sto bene, ormai la montagna è tutta nostra. Abbiamo un fegato di ferro” (C. Bettelli, I preti uccisi, p. 41).
  • “Mi dichiaro pronto a mettere tutte le mie povere forze a disposizione della Gioventù cattolica, per consumarvele tutte, fino alla fine” (Lettere all’Arcivescovo C. Boccoleri, Archivio C. Ferrari).
  • “Lassù [in montagna] ci sono parecchi dei miei giovani, essi sono in pericolo e non posso abbandonarli” (Testimonianza di Mons. Pistoni, L’Avvenire d’Italia, 14 ottobre 1958).
  • “Sono tanto contento di poter lavorare tutto e solo per i giovani” (Lettere all’Arcivescovo C. Boccoleri, Archivio C. Ferrari)
  • “Ho il desiderio di poter lasciare l’insegnamento per dedicarmi con tutte le energie alla gioventù, desiderio tanto grande da sembrarmi la voce del Signore” (Lettere all’arcivescovo C. Boccoleri, Archivio C. Ferrari).
  • “Spero che il Signore mi dia tanta grazia di evitare anche l’ombra del male per tutta la vita” (Lettere all’arcivescovo Boccoleri, Archivio C. Ferrari).
  • Lui aveva affermato tante volte “che sarebbe stato ben felice di poter fare olocausto della sua vita per la salvezza di una sola anima” (Testimonianza di L. Paganelli, Archivio Centro Ferrari)
  • “Immolare corpo e anima nel santificare tutte le forme della vita del popolo. Lieti anche nel martirio” (Statuto Sacerdoti Piccoli Apostoli, firmato il 3/2/1943 da don Zeno, don Elio Monari, d. Beccari, don Magnoni, don Ennio Tardini, don Diaco, don Luigi).
  • Rivolto a don Mario Rocchi, allora cappellano a Saliceta S.G. don Elio dice: “Perché non vieni a Modena? Facciamo un oratorio cittadino dove possono venire migliaia di ragazzi. Facciamo fare un progetto dall’Architetto Malagoli, con edifici per oratorio maschile e femminile con servizi comuni. Cosa ne dici? Pensaci!”. (Roberto Vaccari, in La Città dei ragazzi di Modena, Don Mario Rocchi…, Modena 2016, p. 33).
  • Se il Signore mi chiama presto a sé voglio avere qualche cosa di meritevole da presentargli, la vita del cristiano non si misura con gli anni’ (Germinia Amici di Monteombraro, Lettera a Nostro Tempo il 13.09.1998,).
  • Mi ricordo che quando lo rimproveravano perché diceva la messa troppo lentamente rispondeva nel suo bel dialetto modenese: “Nostr as’gnor quend l’è mort n’gaviva minga presia”, per dire che lui voleva veramente ripetere quello che aveva fatto Gesù sulla croce (Testimonianza registrata di don Mario Rocchi durante la Messa alla tomba al cimitero di Rifredi a Firenze nel 1984 in occasione del 40° del martirio. Archivio Storico di Nomadelfia)
  • A Mario Lugli che si era rivolto a lui per sistemare 30 ebrei fuggiti da Ferrara dove era in corso una rappresaglia disse: “Bene, non si preoccupi; sistemeremo tutto, anche presto; stia tranquillo”. (C. Bettelli, I preti uccisi, p. 17).
  • A Mario Contatore suo infiltrato nel comando militare di palazzo ducale alla fine disse: “Hai ben operato ed hai avuto più coraggio di tanti temerari”. (…) Poi mi abbracciò e mi disse: “Speriamo di rivederci” (Testimonianza scritta presso Archivio Centro Ferrari).
  • Quando ricevette la lettera dell’Arcivescovo che lo minacciava di sospensione a Divinis ruppe quasi in un grido: “Mi dica lei cosa debbo fare” (Don Costantino Bortolotti).
  • Elio di passaggio da Sant’Anna Pelago il 5 luglio 1044, dopo l’arresto a Piandelagotti e le fustigazioni delle SS: “Basta Signore, basta che non ne posso più” (D. Carlo Berselli, Il mio diario di Guerra, p. 43).
  • Cesare Claretto suo vicino di cella a Villa Triste dopo l’8 luglio gli aveva confidato: “che era stato trovato vicino a un partigiano moribondo durante il combattimento e quindi per lui non ci sarebbe stato altro che la fucilazione” (Archivio Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca, Testimonianza di Cesare Claretto, fondo Processo Carità).
  • Bortolomeo Bondioli di Sant’Anna Pelago presente a Piandelagotti il 4 luglio

1944 riporta l’energico rimprovero di don Elio ai partigiani che seviziavano il prigioniero Piacentini Renato poi fucilato: “Vidi don Monari rivolgersi al commissario ed esclamare: è un’infamia trattare una persona così -.  Gli fu risposto: – Lei padre, pensi a fare il prete, che al resto pensiamo noi-. Ma don Monari replicò duramente: – Quello che fate è disumano (…) non martirizzatelo così” (Ferruccio Cosci e Luigi Bonaldi – a cura -, Tre preti nella bufera, Pievepelago 2010 p. 75).

  • Il 4 luglio sera in casa di Mons. Adolfo Lunardi disse: “Io devo dormire con i miei e malamente come i miei” (Ferruccio Cosci e Luigi Bonaldi a cura, Tre preti nella bufera, T. Galli, Pievepelago 2010, p. 76).