Materiale didattico pastorale

Io Lino comandante della Brigata Italia mi ricordo dell’impatto di don Luigi con i giovani “ribelli”: ‘Era proprio un prete in gamba.  Un prete fatto per i giovani perché dotato di fede di ardore e di decisione di operare. Quando noi giovani cospiratori, ancora contrastati dai legami familiari e dall’opposizione di quanti qualificavano i nostri atti delle pazzie di ragazzi esaltati incontrammo don Elio Monari, ci sentimmo più forti e sicuri.

Noi ragazzi della città di Modena della FUCI e dell’Azione Cattolica che non conoscevamo don Zeno Saltini, avvicinati e indirizzati da don Elio Monari che apparteneva ai Piccoli Apostoli, attraverso di lui avemmo contatto con don Zeno e i ragazzi piccoli apostoli, alcuni di loro vennero con noi nelle nostre formazioni clandestine in pianura, Brigata Italia Pianura, e poi nei nostri reparti in montagna, Brigata Italia Montagna. Don Monari mi mandò in giro con delle sue lettere o con delle sue parole d’ordine per collegare tutti i gruppi di giovani di Azione Cattolica della nostra diocesi dicendo: Badate che non dovete presentarvi ai Fascisti e ai tedeschi: “Se non volete presentarvi c’è la maniera di stare uniti, di formare l’organizzazione clandestina”. Questa fu poi il punto di partenza per l’organizzazione della resistenza cattolica in provincia di Modena.  Don Elio fu un po’ il nostro maestro di cospirazione. Il lavoro di organizzazione clandestina nella provincia, il collegamento con gli altri centri di cospirazione, la fabbricazione dei documenti falsi, il trafugamento degli ebrei e dei prigionieri inglesi alla frontiera: tutto Don Elio faceva”.

TESTE 13: Sono Don Lino Messori, parroco di Piandelagotti e ho incontrato don Elio la sera del 4 luglio, vigilia del suo arresto: “Era venuto per portare i sacramenti a un certo Renato Piacentini, ritenuto una spia fascista quella che aveva condotto i tedeschi in paese, che era stata catturata dai partigiani e con cui don Elio aveva già parlato diverse volte. Doveva essere fucilato la mattina dopo nella piazza di Piandelagotti. Don Monari era dovuto intervenire perché cessassero le violenze e i maltrattamenti dei partigiani nei suoi confronti.  Rimase lì tutta la sera con noi e passò la notte in casa mia. Si parlò di varie cose. Lui non aveva sonno anche se – si vedeva – era stanchissimo. Ebbi occasione di conoscere bene per la prima volta che spirito lo animasse alla sua difficile missione. Al mattino si alzò, disse messa presto e andò a casa del Pella dove era tenuta in ostaggio la spia fascista e assistette alla sua fucilazione facendosi latore delle lettere di addio per i genitori e le persone a lui più care”.