Don Elio Monari Sacerdote e uomo
La sua vita fu tutta protesa in uno sforzo eroico verso l’amore di Dio e nell’amore del prossimo, in un periodo di terribili calamità. Che comprende un lasso di tempo di circa otto anni, dal 1936 al 1944.
La parabola dei talenti fu per lui programma di azione. “A che mi fu data la vita, se non perché la spenda e bene?”.
Qua si compendiava il frutto della sua spiritualità, del suo amore senza limiti a Dio, che traduceva in opere di vita.
Fu anima della GIAC, quando la GIL raggiungeva l’apice del suo effimero splendore, e ai giovani, che formava alla scuola del Chautard, parlava del regno, la cui diffusione fu ed è ognora affidata a piccolo gregge e a mezzi umanamente irrisori. L’umano non era che “stampella”, la Grazia, e nella Grazia, era tutto. E i giovani erano da lui trascinati con l’esempio; non faceva pesare nulla: la sua semplicità di cuore, che nulla aveva negato al Cristo e per il quale il Cristo operava.
L’apostolato tra i giovani fu il suo Grande ideale, ma per seguire i giovani nel travaglio della guerra, affinché i giovani potessero dire di essersi conquistata la libertà per la vita, affrontò la prova dell’ora. SE gli ex prigionieri alleati hanno sentito il bisogno di offrire alla gioventù modenese una palazzina della Città dei Ragazzi, dedicata alla sua memoria, è ben giusto pensare che la riconoscenza sia dovuta ad una attività, anche in campo civile, veramente eroica. Dal salvataggio dei prigionieri politici al campo di battaglia, sino alle ultime ore, prima di cadere sotto il piombo nazi-fascista, egli donò sé stesso: fu catturato mentre assisteva un ferito tedesco. Modena esulti nel ricordo, anche se si rattrista nel compianto: la vita del giusto pur breve quanto lo spazio di un mattino, non passa mai invano.
I cenni biografici che abbiamo scritto e doniamo alla gioventù, non portano nessun commento, neppur breve come il presente, sul sacerdote e sull’uomo, perché dice e testimonia tutto, tutta la vita di don Elio Monari
- P. Feltri (L’Avvenire d’Italia, 2.9.1953)