Don Elio Monari un martire non nonostante ma perché sacerdote
Una memoria doverosa, per non dimenticare e ringraziare come Chiesa e lasciarci provocare. Si è detto giustamente che egli rappresentò la coscienza cristiana della resistenza. E questo non nonostante ma perché era sacerdote disposto a fare della sua vita una donazione completa, disponibile al martirio. Il martire è il cristiano autentico
La provocazione di un sacerdote coraggioso. Ha detto papa Francesco: “Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile”. Gesù dice perché avete paura, non avete ancora fede.
Il coraggio cristiano prende il nome della virtù della fortezza di cui papa Francesco dice : La fortezza è una virtù fondamentale perché prende sul serio la sfida del male nel mondo. Qualcuno finge che esso non esista, che tutto vada bene, che la volontà umana non sia talvolta cieca, che nella storia non si dibattano forze oscure portatrici di morte. Ma basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano. La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un “no”, un “no” secco a tutto questo.
Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto, … avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti. Ma sono molto rare le persone scomode e visionarie. C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro “no” al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza. “No” al male e “no” all’indifferenza; e per questo bisogna lottare.
Lottare per la libertà. Contro chi si batterebbe oggi don Elio? Contro quale tipo di dittatura? Cosa opprime l’uomo d’oggi e non lo rende veramente libero, di quella libertà che è il far della propria vita un sacrificio spirituale, di donare se stesso come ha fatto, di fare della propria vita un offerta, di sacrificare la propria volontà per amore di Dio e del prossimo , una oblatività evangelica senza sconti. Una libertà di servire tutti senza distinzioni di colore, religione, … è divenuto l’uomo delle molteplici “reti” , “tessitura” della rete di salvezza verso tutti.
La provocazione di un sacerdote che viveva con serenità e simpatia con la gioia che trascinava e coinvolgeva. E la gioia spirituale è frutto della comunione con Dio e con i fratelli”. è il frutto indubitabile della percezione della presenza di Dio. Gioia non per qualcosa, ma gioia che proviene da Dio, dalla presenza divina questo contatto, di questa gioia (che realmente “nessuno può togliere”, perchè e diventata tutt’uno con la profondità dell’anima), in seguito determina l’andamento, l’orientamento del pensiero, l’atteggiamento nei confronti della vita e della scelte.
La gioia previa è la forza per decidere; la gioia conseguente è la conferma che la scelta è stata buona. La firma di Dio circa la bontà di una scelta è la “ consolazione” , prima e, soprattutto, dopo. Essa è propria di chi ha trovato il “ suo” tesoro, di chi ama.
Perché allora la Chiesa esalta i martiri? Per il fatto che nella loro morte si realizza la perfetta unione con Cristo. Il martire è “colui che ricorda e che ci ricorda
Il martire non ha più la possibilità di parlare … Perciò lo fa vedere. Si consegna nelle mani di chi non lo capisce o non lo vuole capire. Ad un certo momento il martire constata l’insufficienza delle parole, dei termini, del linguaggio e, consegnandosi nelle mani di chi lo perseguita, rende se stesso icona di Cristo.
Ogni amore, per essere vero, esige il sacrificio, deve avere questa dimensione sacrificale, pasquale, di martirio, di sacrificio di sé, di oblazione