Scritti di Don Elio

IDEE, FRASI, PENSIERI, COMPORTAMENTI, RIFERITE A DON ELIO:

“don Elio, a noi seminaristi nel ritiro ci ha proposto l’esempio di S. Sebastiano incitandoci ad essere forti e operosi, a non badare ai sacrifici, ma ad operare. L’apostolato è dedizione, la dedizione è sacrificio” (D. V. Pirondini).

“Don Elio voleva che i giovani – non fossero chiusi nell’ambito ecclesiastico parrocchiale – ma  dessero prova di vivere il Vangelo in ogni ramo dell’attività umana” (Mons Sargolini).

L’attività di don Elio trai giovani della GIAC viene definita dai confratelli: “di forma vertiginosa per intensità” (Don Domenico Grandi).

“Quando qualcosa non andava si ricorreva a Don Elio, che dava fiducia e…tutto procedeva” (Mario Lugli).

“Le molte cose che ci dissero di fare don Arrigo e don Monari erano di dare una mano ai più poveri di noi: “Siete anche voi clandestini, in pericolo ma gli ebrei sono più in pericolo di voi… Ma i prigionieri alleati che erano fuggiti dai campi di concentramento…. sono più in pericolo di voi. Questi devono essere quelli che voi aiutate” (Luigi Paganelli).

“Don Elio Monari si poteva permettere di andare al comando anche di fronte ai grandi capi Partigiani come Armando e il Commissario Davide a dire…questo…questo…questo non è giusto non dovevate farlo e quelli lì per quanto superbi e a volte prepotenti di fronte a don Elio tendevano a scusarsi, perché da lui il rimprovero lo prendevano” (Luigi Paganelli).

“Un uomo che viveva sempre così: di sacrifici, di grande amore, di immensi sacrifici per i suoi giovani, per tutti quelli che avevano bisogno. Voi sapete che non si è risparmiato proprio niente nei momenti più difficili quando si rischiava la vita per poter fare del bene quando c’era da salvare dei giovani, quando c’era da salvare dei prigionieri alleati, quando c’era da salvare degli ebrei non si è mai risparmiato (Mons. Mario Rocchi).

“Per aver li conosciuti personalmente, posso dire che i due sacerdoti avevano in comune un antifascismo tratto direttamente dal messaggio evangelico, erano socialmente avanzati” (Luciano Merlini).

“Don Elio era un uomo di grande pietà e di preghiera. Mi ricordo che lo rimproveravano perché diceva la messa troppo lentamente” (Don Mario Rocchi).

Nella vita di don Monari c’è la realtà di una vita spesa per gli altri, col continuo pericolo per la propria; c’è il rischio affrontato coscientemente e tranquillamente per mesi e mesi, e vissuto e sofferto giorno per giorno, minuto per minuto. Non il gesto temerario che dura un’ora o un istante, ma migliaia di ore vissute tutte in quel modo; e la vittoria sui dubbi, sulle incertezze, sull’egoismo, sul chi me lo fa fare” (E. Gorrieri).

A quel tempo ero una ragazza che aspirava ad entrare nell’opera di don Zeno come mamma di vocazione ma ero titubante. “Dopo gli esercizi spirituali riuscii a parlargli [a don Elio]. Lui mi ha confermato la vocazione e da allora non ho più avuto dubbi” (Ada di Nomadelfia)

Quando parlava, ricorda Ada “attirava l’attenzione anche di un distratto, era concreto, deciso”. Nel lasciare Ada don Elio manifestò la preoccupazione del momento presente e mi chiederà di pregare molto perché “non sono tempi buoni” (Ada di Nomadelfia)

“Don Elio [nell’Azione Cattolica] tende a formare dei giovani dotati di forte coscienza e di lineare personalità. Abituati al lavoro organizzato e coordinato in forte spirito di amicizia, pronti a prestarsi generosamente per i più deboli e bisognosi di aiuto: i poveri, i lontani da casa, i prigionieri, i colpiti dalle calamità della guerra” (L . Paganelli).

–          “Era proprio un prete in gamba! Un prete fatto peri giovani perché dotato di ardore, di fede e di decisione di operare… Quando noi giovani contrastati dai legami familiari, giudicati esaltati, incontrammo don Elio Monari, ci sentimmo più forti e sicuri” (L. Paganelli).

–          Don Elio fu un po’ il nostro maestro di cospirazione. Il lavoro di organizzazione clandestina nella provincia, il collegamento con gli altri centri di cospirazione, la fabbricazione dei documenti falsi, il trafugamento degli ebrei e dei prigionieri inglesi alla frontiera: tutto don Elio faceva” (L. Paganelli).

“L’opera di don Elio in montagna fu di squisito carattere pastorale e sacerdotale.  Egli sapeva parlare con chiaro riferimento al Vangelo in termini molto semplici, umani ed efficaci: la sua fu una catechesi continua di alta umanità e carità, senza mai tradire o diminuire il genuino messaggio evangelico” (Don Costantino Bortolotti ).