INTERVENTO SPILAMBERTO 26.10.2024
Quando giorni fa ho letto una frase di don Mattia Ferrari, un prete giovane di Formigine che si definisce Cappellano e guida spirituale dell’ONG Mediterranea impegnato nel recupero dei disperati naufraghi dei nostri mari – colpevoli di cercare una terra dove vivere in pace – mi sono compiaciuto con me stesso per aver speso un po’ delle mie energie a scrivere questa biografia e a rilanciare e aggiornare il lavoro di tanti altri prima di me che avevano compreso il valore e l’attualità del messaggio di don Monari. Ho trovato perciò una conferma autorevole a quanto avevo da tempo intuito e abbozzato negli ultimi capitoli del mio scritto proprio in merito all’attualità di quella testimonianza che a questo punto si può anche definire di valore perenne. Ecco allora l’eloquente messaggio del coraggiosissimo don Mattia che alla stregua di tanti altri preti – e qui voglio ricordare p. Marcelo Pérez ucciso a colpi di pistola domenica in Messico per aver lottato per i valori della verità, della pace e i diritti dei popoli indigeni”.
“Contro le tenebre della guerra, dell’autoritarismo crescente nel nostro paese e non solo, noi non rispondiamo con la forza ma con la luce, con la resistenza della solidarietà e della fraternità, che prevale sull’oscurità del cinismo e dell’indifferenza. (don Mattia Ferrari).
Se come ha detto Giovanni Paolo II ad Argenta sulla tomba di don Minzoni, l’ideologia nazista costituiva la negazione diretta della verità sull’uomo:
I tratti di questa attualità di don Elio, recepita in don Mattia dalle nuove generazioni sono innanzitutto una passione per la grande dignità dell’uomo e quindi per la sua vita. La vita valore primario. La mia vita per la vita del fratello. Lui infatti aveva affermato tante volte “che sarebbe stato ben felice di poter fare olocausto della sua vita per la salvezza di un’anima”
In questi tempi si parla ufficialmente di pace ma si foraggiano di fatto i guerrafondai. Poi la battaglia ideologica poi è ancora su questa dignità misconosciuta in certe categorie di persone con motivazioni pretestuose. Don Elio invece: Aiutò tutti senza distinzione di idee, di fede politica, di nazionalità, religione; per don Elio gli uomini erano tutti figli di Dio e quindi fratelli suoi”. Inoltre “Don Elio non guardava in faccia a nessuno… per lui le anime erano tutte uguali”.
Per cui se le aberranti ideologie nazifasciste avevano come emblema un teschio e strumenti di morte, la teologia di don Elio andava nella direzione opposta con una autentica resistenza innanzitutto razionale a questa negazione dell’uomo con una passione straordinaria per la difesa della vita. Non volle mai portare con se un’arma pur nella necessità di difendersi. Resistenza di pensiero innanzitutto che ha trasmesso ai suoi giovani: Ricordiamo che in quanto Vice-Assistente dei Giovani di A.C. don Elio aveva contatti con centinaia (più migliaia) di giovani delle Diocesi di Modena e Nonantola. Per cui si trattava di prevenire la carneficina distogliendo i giovani dall’arruolamento nella Repubblica; creando una rete di cellule del nascituro movimento cattolico di opposizione al nazifascismo esistente ma sparpagliato, rifugio per le persone più a rischio. Quindi resistenza della solidarietà e della fraternità universale quella che predicava don Zeno Saltini, suo maestro.
Don Elio, da quando i suoi giovani sono partiti per la guerra ha sempre desiderato fare il cappellano militare per condividere fino in fondo la loro vita e i le loro tragedie. Anche questo il segno di una scelta precisa: sempre coinvolto fino in fondo nelle situazioni problematiche. Vivere i problemi dall’interno e da protagonisti. Per questo la salita ai monti di don Elio con l’appellativo di cappellano di tutte le formazioni, senza distinzione di idee ma intento a bonificare ogni terreno. AUGURI A DON MATTIA E A TUTTI I GIOVANI COME LUI.
Questa passione si è manifestata nella tempestività, puntualità, ingegnosità e temerarietà degli interventi anche prima dell’8 settembre nei confronti di militari stranieri e italiani prigionieri, poi giovani ribelli a rischio e poi soprattutto degli ebrei quelli maggiormente esposti. In pianura e anche in montagna lo troviamo impegnato a salvare vite degli schieramenti più diversi e anche dei “nemici” perché la giustizia fosse salvata da chiunque. Don Elio è una scialuppa di salvataggio per tutte le categorie di persone nessuna esclusa. E quando i problemi sembravano insolubili si ricorreva adon Elio e…. tutto procedeva (Mario lugli)
- Vigilanza, non superficialità (tutto andrà bene). D. Elio è la sentinella. Vedere lontano il possibile mutamento del quadro sociale. Don Elio ha avuto la capacità di anticipare un’analisi critica e refrattaria della situazione socio-politica precedente alla caduta del regime fascista. Le fonti ci dicono che attraverso i suoi contatti col Vaticano era a conoscenza da mesi delle trattative per l’armistizio. Già nella primavera del 1943 don Elio è in azione per cercare di far fuggire famiglie di ebrei attraverso la montagna.
- Tempestività e puntualità degli interventi nel momento della necessità. Quindi consapevolezza della gravità della situazione. Già il 9 settembre 1943 con i militari italiani e stranieri divenuti prigionieri dei tedeschi a Modena e deportati in Germania.
- Consapevole di dover dare la vita come Cristo ha messo in campo tutte le proprie energie senza alcuna considerazione dei gravi rischi a causa della repressione spietata dei nemici in corso.
- L’aver sfidato e beffato anche se con molta scaltrezza gli organi statali sottraendo e falsificando un sacco di documenti, facendo il doppio gioco con tedeschi e repubblicani, creando un sistema di spionaggio all’interno delle strutture militari e civili con persone infiltrate o disposte a collaborare.
-L’aver saputo coinvolgere e unirsi alle forze migliori preti compresi per lavorare sempre efficacemente, mai da solo, con un vasto sistema a rete soprattutto per la salvezza dei militari stranieri e degli ebrei.
-Alla fine nell’impossibilità di continuare il lavoro a Modena essendo ricercato dalla Guardia Nazionale Repubblicana si butta nel campo di battaglia come cappellano di tutte le formazioni senza distinzione di provenienza ideologica e religiosa, per sostenere i giovani più fragili e inesperti, moderare gli eccessi, correggere e consigliare i capi e soprattutto salvare la vita degli innocenti.
Don Angelo Belloni